Lente verde
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Il settore minerario australiano e la sua importanza strategica nel pacifico

Nei primi anni 2000, l’Australia aveva trovato nella Cina, che allora si trovava all’inizio di un percorso di crescita straordinario, un partner commerciale di primo piano per l’acquisto delle proprie risorse minerarie, elemento al centro dell’economia di Canberra, tanto da condizionare le fluttuazioni valutarie del paese. Tale legame commerciale, tuttavia, negli anni si sta trasformando in una situazione di dipendenza, che presenta almeno due problemi: la Cina sta adottando una policy di maggiore autosufficienza e, quindi, ha ridotto le proprie importazioni di materie prime, oltre a essersi lanciata in una politica più aggressiva sul piano militare, sia per quanto riguarda Taiwan che il quadrante indopacifico, entrando sempre più in tensione con il blocco a trazione Usa nella regione. L’Australia, oggi, a due mesi dalle elezioni, si trova dunque in una posizione molto delicata e sarà probabilmente costretta a modificare le proprie politiche di gestione dell’industria estrattiva, orientandosi verso misure di nazionalizzazione. [...]

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Le dinamiche economiche e fiscali dietro l’anomalia irlandese


Pur non essendo solitamente al centro del dibattito geopolitico, l’Irlanda svolge un ruolo strategico di raccordo non solo tra il Nord America e l’Europa, ma anche tra l’Unione Europea e il Regno Unito nel contesto post-Brexit.

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Le sanzioni alla Russia: uno sguardo critico

2 Gennaio 2025

La vittoria di Trump, la crisi in Germania e in Francia, l’aumento dell’instabilità nel vicino oriente

In attesa dell’insediamento di Donald Trump, previsto per il 20 gennaio 2025, le istituzioni europee dovranno prendere una decisione riguardo alla politica delle sanzioni economiche contro la Russia, considerando che il quattordicesimo pacchetto di sanzioni scadrà all’inizio del prossimo anno. Sarà interessante vedere come e quanto il cambio di leadership negli Stati Uniti – con Trump convinto di riuscire a promuovere almeno un cessate il fuoco tra Russia e Ucraina, forte di un consenso interno che, in questo suo secondo mandato, sembra decisamente più deciso a defilarsi da una guerra troppo costosa – modificherà la postura dell’Eurozona nei confronti del Cremlino.

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